Conoscere il problema
Quando si parla di inquinamento luminoso si deve sempre partire dal presupposto che si sta trattando un argomento sicuramente molto ampio e assolutamente complesso, credo quindi sia doveroso gettare delle solide basi per affrontare il problema con efficacia.
Se volessimo dare una definizione standard al problema potremmo sicuramente identificarlo come segue:
“L’inquinamento luminoso è un’alterazione della quantità naturale di luce presente nell’ambiente notturno provocata dall’immissione di luce artificiale.”
La notte infatti non è completamente buia a causa di molteplici sorgenti di luce naturale tra cui la ricombinazione atomica negli strati alti dell’atmosfera, la luce delle stelle, la luce del sole riflessa dalle nubi, ecc, di fatto questo tipo di emissione naturale è parte integrante della biosfera e ad essa si affidano i cicli vitali di molte specie, tra cui anche la nostra, le luci artificiali creano quindi un vero e proprio inquinamento:
“un inquinamento della luce ma anche da luce”
se diamo una veloce occhiata al vocabolario chiariamo subito che inquinamento, nelle sue molteplici forme, significa:
“alterazione di un qualsiasi elemento o di una qualsiasi sostanza naturale”
L’inquinamento luminoso ha molteplici effetti negativi, il più eclatante è l’aumento della luminosità del cielo notturno che, impedendo la visione delle stelle e degli altri corpi celesti, ci isola da quell’ambiente di cui noi e il nostro pianeta siamo parte, perciò altera il nostro rapporto con esso, presentandosi subito come un grave problema, esso mette a rischio la percezione del “mondo” attorno a noi, oscurando con la luce il nostro legame con l’universo, essendo di fatto il cielo stellato per la popolazione umana l’unica “finestra” disponibile al di fuori del nostro pianeta.
La Via Lattea non è una banale “distesa di stelle” ma è nientemeno che la nostra Casa nell’Universo, quell’isola di astri, nubi molecolari e polveri immersa nel vuoto profondo dello spazio infinito di cui il Sole fa parte insieme ad altri miliardi di stelle, nella quale abitiamo e che i nostri nonni percepivano ogni notte serena. La cosa grave è che non ce ne rendiamo nemmeno più conto, chi ancora lo fa diventa di solito un paladino della lotta all’inquinamento luminoso perché la percezione dell’ambiente ove si vive diviene un diritto inalienabile della persona.
L’aumento della luminosità del cielo comporta anche un danno culturale incalcolabile, nel giro di due generazioni sta sparendo quel cielo stellato, da sempre stimolo alla cultura e alla componente paesaggistica di cui il cielo notturno è elemento fondamentale.
Se poi prendiamo in esame i molteplici effetti negativi documentati sull’ambiente e sulla salute degli esseri che ci vivono, prendiamo subito coscienza del devastante impatto sull’ambiente. Questi effetti sono ancora poco noti al grande pubblico perché questo campo di studi si è sviluppato solo nell’ultimo decennio, mentre l’effetto sul cielo notturno era stato rilevato dai sensibili strumenti degli astronomi già nel XX secolo ed è stato studiato fin dai primi anni settanta quando, proprio in Italia, venne fatta la prima mappa della luminosità artificiale.
Sono innumerevoli gli studi ed i dati che documentano gli effetti dell’illuminazione artificiale sull’ambiente, essi variano dall’alterazione delle abitudini di vita e di caccia delle specie animali ai disturbi alla riproduzione ed alle migrazioni, alterazioni dei ritmi circadiani, alterazioni ai processi fotosintetici delle piante e al fotoperiodismo, e per l’uomo, abbagliamento, miopia e alterazioni ormonali in grado di diminuire le nostre difese contro i tumori.
L’inquinamento luminoso, infine, costituisce un inutile spreco energetico, questo comporta una serie di ricadute negative che vanno dalle emissioni di CO2 all’aumento del debito pubblico. Con il ritmo di crescita attuale dell’inquinamento luminoso che si aggira intorno al 10% annuo, questi problemi non faranno che aggravare una situazione già di per sé drammatica.
Sulla base di queste riflessioni, costruire un percorso per informare il pubblico è indispensabile, la partecipazione attiva della cittadinanza è un elemento fondamentale per la risoluzione nel breve medio periodo di tali problematiche.
Nel prossimo articolo procederemo per gradi analizzando nel dettaglio i fattori elencati in questo articolo, ponendo in esame ogni aspetto del problema e relative soluzioni.
Allegare foto inquinamento luminoso Italia
Il cielo notturno sotto scacco
Come promesso questa settimana inizieremo ad analizzare l’inquinamento luminoso nei suoi molteplici aspetti, per fare ciò è importante strutturare una traccia da seguire, una sorta di linea guida che permetta di avere chiaro il quadro degli argomenti.
Appoggiandoci al sito dell’International Dark-Sky Association (IDA) dove l’ente ha pubblicato il rapporto sullo stato del 2022 dell’illuminazione notturna denominato Artificial Light At Night (ALAN) andiamo subito a definire la lista delle problematiche:
Questo rapporto è stato compilato utilizzando come fonte principale l’Artificial Light at Night Research Literature Database (ALANDB), una raccolta di studi e articoli scientifici specifici, curato da esperti in diversi campi della ricerca ALAN, che comprende oltre 3500 pubblicazioni sulle cause e gli effetti dell’inquinamento luminoso.
Il documento riassume lo stato attuale delle conoscenze sugli effetti di un uso inappropriato e crescente della luce artificiale di notte secondo sei temi chiave: il cielo notturno (Sezione 1); fauna e ecologia (sezione 2); salute umana (sezione 3); la sicurezza pubblica (sezione 4); sicurezza energetica e cambiamenti climatici (sezione 5); e la giustizia sociale (sezione 6).
Nel testo è possibile anche trovare una discussione sulla minaccia emergente da inquinamento luminoso causato da oggetti in orbita intorno alla Terra (Sezione 7). Infine, si conclude presentando le lacune di conoscenza che esistono all’interno di questi argomenti(Sezione 8).
Il sintomo più immediato dell’inquinamento luminoso è il fenomeno dello “skyglow”. letteralmente l’irradiazione diffusa del cielo notturno in presenza di grandi impianti di illuminazione esterna. Gli strati inferiori dell’atmosfera terrestre diffondono la luce emessa vicino al suolo. Parte di quella luce sfugge all’atmosfera dove i satelliti orbitanti intorno alla Terra la rilevano, e molti raggi di luce incontrano molecole e piccole particelle nell’atmosfera. Queste interazioni reindirizzano i percorsi di quest’ultima verso il suolo.
Di conseguenza gli osservatori vedono la luce che sembra provenire dal cielo notturno stesso ma si tratta in realtà dello Skyglow che compete con la debole luce degli oggetti astronomici nel cielo notturno, abbassando il contrasto e rendendone difficile o del tutto impossibile l’osservazione. Questo primo status si riflette negativamente non solo tra le schiere di appassionati ma danneggia la ricerca e la salute collettiva.
Tra le metodologie di raccolta dati, il telerilevamento è un metodo per misurare le proprietà di qualcosa a distanza senza campionare direttamente. Viene spesso applicato alle osservazioni del nostro pianeta effettuate da satelliti orbitanti. Quando questi satelliti guardano la luce sul lato notturno della Terra forniscono una visione della scala globale del problema dell’inquinamento luminoso.
Negli ultimi anni, i ricercatori hanno imparato molto sulla diffusione dell’inquinamento luminoso in tutto il mondo studiando i dati di telerilevamento. Hanno scoperto che l’80% di tutta l’umanità e più del 99% di Stati Uniti ed Europa si trovano letteralmente sotto una coltre di inquinamento luminoso perenne.
Da questa prima occhiata ci rendiamo subito conto della complessità del problema e della mole di informazioni necessarie per approcciarlo. In questo articolo abbiamo appena scalfito la superficie del primo punto presentato dalla relazione ALAN dell’ International Dark Sky Association.
Nei prossimi numeri approfondiremo ancora questo tema prima di dedicarci alle altre sezioni di questo importante documento IDA.
Articolo liberamente tratto da:
darksky.org
cielobuio.org